Marco Pantani: quel maledetto 5 giugno 1999
5 giugno 1999, Madonna di Campiglio
Marco Pantani, con la sua caratteristica bandana, aveva conquistato le vette più alte, non solo quelle montuose, ma anche quelle dell’anima degli appassionati. Le sue imprese eroiche, come il trionfo al Tour de France e al Giro d’Italia nel 1998, sembravano rendere impossibile un destino avverso. Infatti, anche quel Giro d’Italia, Pantani lo stava dominando; sul Gran Sasso, Oropa, Pampeago e Campiglio rase al suolo le velleità di vittoria di ogni avversario. Eppure, il 5 giugno 1999, quel sogno si frantumò.
«Oggi mi sveglio con una sorpresa. Credo ci sia qualcosa sicuramente di strano e devo dire che ripartire, questa volta… sono ripartito dopo dei grossi incidenti… ma moralmente, questa volta, credo che abbiamo toccato il fondo.»
Marco Pantani, 5 giugno 1999.
La bellezza del Giro d’Italia si arrestò su una tragica vicenda: Marco Pantani, il “Pirata”, simbolo di un’epoca dorata del ciclismo italiano, venne estromesso dalla gara. La notizia, come un violento temporale, si abbatté inesorabile sul mondo del ciclismo; segnò il punto di non ritorno nella carriera di un atleta, di un campione, simbolo dei sogni di molti.
Il controllo antidoping e l’ematocrito di Marco Pantani
Il 5 giugno 1999 accadde “qualcosa” che segnerà per sempre la vita e la carriera di Marco Pantani.
Quella mattina, a Madonna di Campiglio, uscirono i risultati dei test antidoping, una prassi eseguita dai medici dell’Unione Ciclistica Italiana (UCI). Il test di Marco Pantani risultò alterato, irregolare; difatti, il livello di ematocrito era di 51,8%, con un limite di 50%. In altre parole, la concentrazione dei globuli rossi del suo sangue evidenziava un limite superiore a quello consentito.
Considerato positivo al test, Marco Pantani venne estromesso dal Giro d’Italia.
Nonostante risultò negativo all’antidoping subì, comunque, uno “stop precauzionale” di 15 giorni, in attesa di nuovo test di controllo per verificare i livelli di ematocrito.
Alla notizia dell’esclusione, la squadra del Pirata si ritirò in blocco dal Giro d’Italia.
In un clima di tensione e contestazione da parte di atleti e tifosi, quest’ultimi intenzionati a bloccare il Giro, Paolo Savoldelli, rischiando la squalifica, rifiutò di indossare la maglia rosa.
Qualcosa non torna…
Il Pirata effettuò due controlli: uno la sera del 4 giugno, in autonomia e con testimoni, il secondo, invece, lo stesso pomeriggio, quest’ultimo in un centro medico specializzato di Imola. Entrambi i prelievi evidenziarono un valore di ematocrito attorno al 48%, quindi entro i limiti consentiti dal regolamento. Il risultato di Madonna di Campiglio non era possibile…
Iniziarono subito i dubbi su un’eventuale cospirazione ai danni di Marco Pantani.
Certezze che si materializzarono improvvisamente solo alcuni anni dopo.
Difatti, l’8 novembre 2007, Tonina, madre del Pirata, ricevette una lettera dal famoso boss della mala milanese Renato Vallanzasca. Egli sostenne che, un amico, habitué delle scommesse clandestine, gli confessò; «Pantani non vincerà mai il Giro d’Italia 1999».
Questa “predizione”, avvenuta in carcere 5 giorni prima dei fatti di Madonna di Campiglio, venne pronunciata da un pregiudicato appartenente a un clan della camorra.
Iniziò così un’approfondita indagine da parte della Procura di Forlì che nel 2014 confermò la frode ai danni del Pirata. Difatti, si accertò che un medico dell’UCI, minacciato da un clan camorristico, venne costretto ad alterare il test.
Quel giorno di Giugno del 1999, a Madonna di Campiglio, si consumò uno dei più grandi crimini sportivi della storia di questo Paese.
L’umiliazione, la depressione e la morte di Marco Pantani
L’evento smosse la “macchina del fango” che si attivò rapidamente; con essa i riflettori che lo avevano esaltato si voltarono a criticarlo con violenza. La pressione mediatica, le polemiche, e le ombre del sospetto doping, iniziarono a circondarlo come un manto pesante. Pantani dovette affrontare non solo il giudizio pubblico, ma anche i propri demoni interiori.
Quella data, purtroppo, segnò l’inizio di una spirale discendente; infatti, si allontanò dalle corse e dal mondo che amava. In una tragica vita di gloria e caduta, Marco Pantani rimase bloccato in un spirale spietata. Morì a Rimini, in circostante quantomeno misteriose, il 14 febbraio 2004.
Il Pirata sarà ricordato non solo per i suoi record e le immense vittorie, ma anche per la complessità drammatica della sua esistenza.
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
Perché con questa spada “vi uccido” quando voglio
Io non perdono. Non perdono e tocco!
Athos de La Fère